Harraguantanamo su Fortress Europe

Grazie a Gabriele Del Grande che parla di Harraguantanamo su  Fortress Europe

Uno straordinario racconto fotografico del viaggio a Lampedusa e della detenzione al campo di Kinisia, in 70 immagini scattate da un harraga tunisino, Ilyess, e montate da una giornalista modenese, Giulia, che qui ci spiega come è nato questo lavoro.

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Harraguantamo

Da oggi è on line sul sito di Internazionale il video realizzato da Ilyess ben Chouikha e Giulia Bondi, dalla traversata verso Lampedusa alla vita nella tendopoli di Trapani.

Ilyess, 30 anni, originario di Zarzis (Tunisia) ha documentato il suo viaggio da “harraga”, clandestino, in 70 fotografie scattate col cellulare tra il 28 marzo e il 17 aprile 2011. Dalla traversata a Lampedusa, tra emergenza e accoglienza, fino a una tendopoli dove ha vissuto per 13 giorni. “Come a Guantanamo”, dice lui: senza acqua a sufficienza per le docce di 700 persone, tra tentativi di fuga inizialmente negati dalle forze dell’ordine, nella costante incertezza sul proprio destino.

Il cellulare di Ilyess fotografa il barcone carico di migranti, la famiglia che lo accoglie a Lampedusa e poi, soprattutto, la tendopoli di Trapani, la sua “Guantanamo”: le razioni di cibo (consegnato da dietro un’inferriata per ragioni di sicurezza), le schede telefoniche, i momenti di svago giocando a calcio o ballando, gli scioperi della fame e del sonno organizzati per protesta e, infine, il “permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari”. Gli ultimi scatti mostrano il paesaggio siciliano che vede dal pullman, finalmente libero di proseguire il suo viaggio e tentare di raggiungere Parigi.

Immagini: Ilyess ben Chouikha
Montaggio: Giulia Bondi
Musica: Caldero Roots, Paiheux
Thanks to: Luigi Ottani

You fight because you have to fight – an interview with Amira Hass

An interview with Amira Hass (italian version published by Galatea, november 2010)

by Giulia Bondi

Amira Hass is the only Jew Israeli journalist who lives in the Occupied Palestinian Territories. From what she defines “the five star prison” of Ramallah, she denounces the absurdities of the occupation and tells stories of palestinian everyday life, for Israeli daily newspaper Haaretz and Italian magazine Internazionale.

Should we believe to peace talks, or it’s again just another comedy?

It is what it has been for 20 years. Israel makes voices that it is part of the peace process, but when you look at acts on the ground they are the opposite of a peace process. All Israelis policies of the past 20 years are actually aimed at foiling the only solution that is acceptable by the whole world and the Palestinians, which is the two state solution. The settlements, the restrictions of movement, the Israeli policies about Jerusalem, kicking Jerusalemites Palestinians out of Jerusalem, all these are parts of these policies. My advice is always not to listen to the talks, but look at the acts and facts on the ground.

American Administration has been very strong in proposing the 2-states solution.

But when US talk about 2 states they don’t talk about the 67border, they don’t talk about Gaza and the West Bank being both part of the Palestinian state, they don’t insist about East Jerusalem as the capital of the Palestinian. So, it’s very much like Tzipi Livni and even Netanyahu are talking about the 2 states. Israelis are talking about the 2 states only when they are sure that the land allocated to the other state is fragmented and much smaller than Israeli’s. There is an Israeli hope to impose surrender to the Palestinians.

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Migranti e malattie, tra diritti e luoghi comuni

Guanti di lattice e mascherina sanitaria. Un must per gli operatori e le forze dell’ordine impegnate ad accogliere o perquisire i migranti appena sbarcati. Si è visto a Lampedusa, e certo è probabile che chi ha appena viaggiato 16 ore in mare o dormito 5 giorni all’addiaccio non sia proprio pulito e in ordine.

Quello che però comunemente – ed erroneamente – si crede è che i migranti portino con sé, assieme alla nostalgia e ai pochi bagagli, anche legioni di virus, batteri e malattie pronte a scatenare epidemie nel Belpaese. Se si parla con i medici, che fortunatamente i migranti li continuano a curare, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione Italiana e nonostante le contraddizioni dovute all’introduzione del reato di “immigrazione clandestina”, si scopre invece che i migranti partono sani, e casomai si ammalano qui, per le condizioni in cui vivono e la difficoltà ad avere accesso ai servizi.

Per chi ha voglia di approfondire e ha 11 minuti liberi c’è la mini-inchiesta “Sani & salvi: le cure del viaggio e dell’accoglienza” realizzata qualche anno fa insieme al dottor Matteo Morandi. Oggi il dottor Morandi lavora insieme ad altri medici nell’ambulatorio Porte Aperte a Vignola, in provincia di Modena. Uno dei (fortunatamente tanti) luoghi in cui si guarda agli stranieri come persone e ci si dà da fare per difendere i diritti, nell’interesse di tutti.